venerdì 11 settembre 2009

FLORA DIVINITA' ROMANA

Flora è conosciuta come Dea della primavera e delle cose in fiore o che attendono di dare frutto, della floricultura, dei giovani, protettrice delle partorienti e delle meretrici.

Era una delle più antiche divinità del pantheon romano, e sovrintendeva alla primavera. Marco Varrone Paci racconta che fu lo stessoTito Tazio, ad introdurrne il culto in città, dedicandole un sacello in Campidoglio.

Il suo nome deriva dal latino Flos, Floris, fiore in italiano, ed era raffigurata come una donna giovane, spesso vestita di abiti estremamente colorati e con una corona di fiori tra i capelli, la sua descrizione è quella di una giovane dal carattere gioioso e ridente, con una spiccata inclinazione per la sensualità ed il piacere. Il suo culto era affidato ad un Flamine Floreale uno dei dodici flamini minori;il suo culto fu sempre molto popolare e le sue festività cadevano tra il 28 di aprile ed il 3 maggio, quando si svolgevano il Ludes Floreales, detti anche Floralia, celebrati con cerimonie sfrenate ed orgiastiche in cui era ammessa ogni lascivia, con profusione di scherzi e bevute. Le più fervide celebranti erano le donne di malaffare, che in questi giorni di libertà vedevano la loro figura imporsi su quella delle matrone che invece celebravano Cerere e che per le loro festività sceglievano il bianco. Per le festività di Flora invece le donne vestivano di vesti multicolori, mentre gli uomini si decoravano il capo con ghirlande di fiori. I primi giorni erano tutti una rappresentazione teatrale, un lungo festeggiare per le strade, un susseguirsi di orge e feste che coinvolgevano tutti. L’ultimo giorno si celebrava il circo al Circo Massimo, dove si dava la caccia agli animali domestici come capre e lepri, e si spargevano semi in segno propiziatorio.

Il carattere licenzioso dei Floralia, con l'esibizione delle prostitute che si denudano a teatro fra gli schiamazzi del pubblico, indicherebbe nella mentalità politeista romana-italica un legame metafisico tra la sessualità umana e la fertilità vegetale, per cui stimolando l'una attraverso il rituale sacro, si stimolerebbe anche l'altra.

Il suo tempio si trovava presso il Circo Massimo, al di fuori della cerchia sacra, ma era una divinità del popolo e questo ne rafforzava la vicinanza con la plebe.

Vi sono varie descrizioni dell’origine della Dea Flora. Ovidio ne fa una identificazione con la greca CLORI, ninfa e sposa di Zefiro
Oggi son detta Flora, ma ero una volta Clori; nella pronuncia latina fu alterata la forma greca del mio nome.
E, Clori, ero una Ninfa delle Isole Fortunate, ove tu sai che felicemente visse gente fortunata.
È difficile alla mia modestia dire quanta fosse la mia bellezza; essa donò a mia madre per genero un Dio.
Si era di primavera, e io me ne andava errando; mi vide Zèfiro, e io mi allontanai; prese a inseguirmi, e io a fuggire.
Ma fu più forte di me.
Borea, come aveva osato prendersi una donna nella casa di Eretteo, aveva dato al fratello ogni diritto di rapina.
Ma Zefiro fece ammenda della violenza dandomi il nome di sposa; non v'è alcun motivo di lamento nel mio letto coniugale.
Io godo di eterna primavera; l'anno è sempre fulgido di luce, gli alberi son ricchi di fronde la terra rivestita di verzura.”

Mentre Lattanzio sostiene che Flora fosse una meretrice che aveva lasciato il proprio patrimonio in dono al popolo di Roma, il quale, riconoscente, avrebbe istituito i Floralia. In quest’ultimo caso c’è una certa confusione con il mito di Acca Larentia.

Flora fu dunque molto importante a Roma: secondo Plutarco sembra perfino che il nome segreto di Roma fosse proprio il nome della dea. L’ipotesi è avvalorata dalla tesi secondo la quale Firenze, città fondata dai romani nel 59 a.C. portasse il nome di Florentia, che significa “città sotto la protezione di Flora” laddove “sotto la protezione di Flora” sta per “sotto la protezione di Roma”.

Di flora comunque si sa anche al di fuori delle genti romane, presso i Sabini ed i Vestini, presso i Sanniti dove viene menzionata nelle tavole di Agnone.

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