mercoledì 5 agosto 2009

VISITANDO: IL Museo Archeologico Nazionale di Villa Giulia

Quello di Villa Giulia è uno dei maggiori musei archeologici dedicati alla cultura Etrusca, unita ai reperti di quella Falisca, ed è una visita da fare assolutamente per chi è interessato a questi argomenti.
Al suo interno sono raccolte testimonianze di queste due culture nel periodo che va dall'età del ferro all'epoca romana, soprattutto nella zona compresa tra il Tevere e la Toscana. I materiali che vi si trovano esposti sono messi secondo un criterio topografico con zone che comprendono Vulci, Bisenzio, Veio, Cerveteri e Pyrgi, oltre a un paio di ambienti dedicati a Palestrina e all'Umbria.
Il museo nel suo insieme è una esperienza veramente unica, ma le sensazioni che si provano di fronte ad alcuni dei reperti più famosi della storia dell'archeologia etrusca sono assolutamente indescrivibili.
Sto parlando in particolare del "Sarcofago degli Sposi" un'opera unica di una maestria
superba che emoziona per la finezza della lavorazione, per il senso di pace che trasmettono quei volti alteri, e per la conservazione perfetta che ha fatto giungere fino ai giorni nostri un capolavoro assoluto.
Vi è poi "l'Apollo di Veio":
la statua in terracotta policroma è uno dei capolavori dell’arte etrusca della fine del VI secolo a.C, un altra opera mirabile che ci trasmette una messe di informazioni veramente unica, sia sullo stile di scultura e colorazione del periodo che sull'abbigliamento dell'epoca. Un'opera di una forza espressiva e di una plasticità emozionante che lascia incantati.
Infine, ma non certo per importanza, vi sono
le "Lamine d'Oro di Pyrgi", sorta di stele di Rosetta, e che, riportando scritte in etrusco ed in fenicio, aiutano la comprensione di una lingua che finalmente si va sempre più scoprendo, cioè quella scritta etrusca.
Nella loro delicatezza, e fragilità sono di un valore così alto che non traspare dal semplice vedere quelle piccole lastre incise, ma che ci riportano ad un tempo antico e che ci aprono le porte alla sua comprensione.
Però so
no infiniti gli oggetti su cui si possono perdere ore in attenta osservazione per la loro finezza e la loro bellezza: i cinerari a capanna sormontati da ochette da Vulci, il corredo in bronzo della tomba dei Quattro Fontanili a Veio, il carrello cerimoniale e il cinerario con figurine danzanti sulla spalla e sul coperchio, da Bisenzio, il famoso bronzetto sardo omaggiante da Vulci, la splendida kotyle aurea con anse decorate con figure di sfingi rifinite a granulazione, insieme a tutti i preziosissimi corredi in oro, argento, avorio e bronzo del complesso tombale di Preneste, le prime produzioni di bucchero e i primi vasi etrusco-corinzi. E potrei andare avanti per pagine a descrivere gli splendidi reperti, ma è molto meglio andare a vederli di persona.


In aggiunta, in questi giorni, e fino a Settembre, si tiene nelle sale anche una connessione con il mondo del fumetto che ha provato a rendere popolare la cultura del passato portando sulle pagine di un libro a fumetti alcune storie di ambientazione etrusca: devo dire che non amo molto lo stile in cui sono fatte, ma che apprezzo lo sforzo che magari permetterà una migliore e maggiore fruizione di un tesoro così immenso del nostro passato.

Buona visita.

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