venerdì 11 settembre 2009

MERCURIO O ERMES?

purtroppo per quanto riguarda Mercurio, divinità a me molto cara ,si trova soprattutto la storia della sua controparte greca, Ermes, o Ermete, come si vuol dire, che però non è romanizzata e quindi rivolta a questa personificazione della divinità. quanto si sà è all'incirca questo:
Mercurio viene considerato il messaggero degli dei, figlio del dio Giove e di Maia, figlia del titano Atlante.
Per i Romani Mercurio era specialmente il dio del commercio e il suo nome si faceva derivare da merx (merce) e da mercari (commerciare). Per onorare questo dio a Roma fu fondato il collegio dei commercianti, i cui componenti si chiamavano mercuriales.
A Roma, un tempio a lui dedicato, venne eretto nel Circo Massimo sul colle Aventino, nel 495 a.C.
Il fatto che lo stesso dio protegga ladri, medici e commercianti indica ironicamente la loro considerazione presso il mondo classico.Solo in epoca imperiale, come attesta l'opera di Virgilio, mutuò dal suo corrispondente greco le funzioni di messaggero degli dei e di guida delle anime defunte.
su di lui ci giungono queste parole di un autore sconosciuto:
"Il Dio con altri dei e dee viveva sull'olimpo e con il suono della lira dilettava i loro convivi, ma ogni tanto svolgeva il compito di messaggero. Infatti dava gli ordine degli dei agli uomini e alle donne, applicava calzari alle sue scarpe e ale e appariva agli uomini. Una volta il dio Mercurio apparve al pio Enea e ammonì Enea, come il poeta Virgilio narra nella sua famosa opera: fonda una nuova Ilio sulle coste d'italia! Lascia la regina e il suo regno e obbedisci al fato!
Così Mercurio ottiene l'obbedienza: il pio Enea infatti lascia le coste dell'africa, con i suoi compagni e con il figlio Ascanio tocca la costa di italia e fonda una nuova città. Tuttavia Mercurio non solo è il messaggero degli dei. Gli abitanti di tutta l'arcadia dedicano a Mercurio, dio del commercio, dei sogni, del (doli) e dei pascoli templi. Gli abitanti di tutta la grecia anche costruiscono le Erme e statue di Mercurio, soprattutto ad Atene. Ma anche i galli, dice Cesare, onorano il dio Mercurio con altri dei e dee. I Galli sono dediti al commercio e chiedono il suo aiuto. Nessun dio prepara un (dolum) necessario al denaro e percorrono vie, senza alcun pericolo. Infatti Mercurio è anche il patrono delle vie."
una delle leggende legate a questo scaltro Dio è quella che lo vede agire contro Argo:Per nascondere a Giunone la vera indentità di Io, Giove tramutò la fanciulla in giovenca, ma la dea, gelosa della rivale, volle comunque ottenere l'animale in dono. Giove, per fugare ogni sospetto di tradimento, acconsentì alla richiesta, e Giunone pose la fanciulla sotto la sorveglianza di Argo. Il pastore aveva cento occhi, sparsi per tutta la testa, e grazie a questi riusciva a non dormire mai, poichè per riposare ne chiudeva solo due per volta, mentre gli altri rimanevano aperti. Dispiaciuto per la triste sorte che aveva causato alla fanciulla, Giove incaricò suo figlio Mercurio di liberarla. Per riuscire ad avvicinarsi ad Argo, il dio si camuffò da pastore: dopo essersi tolto l'elmo e le ali, e aver tenuto con sè solo la verga e la siringa, s'incamminò verso il custode suonando una melodia. Argo, affascinato dal suono, invitò il dio a sedersi con sé e Mercurio prese a suonare a lungo, raccontando al pastore la storia di Pan e Siringa, fino a che non riuscì a far chiudere per il sonno tutti i cento occhi. Allora il dio prese la spada e gli tagliò la testa, riuscendo così a liberare Io. Giunone, dispiaciuta per la triste sorte capitata al pastore, prese gli occhi dalla testa e li pose sulle piume del pavone, suo animale sacro.

Mercurio non divenne mai un dio importante per lo stato romano, tanto da non avere un flamine ma la sua popolarità era notevole e continuò a crescere con la crescita del commercio e della potenza di Roma.

La sua festa veniva celebrata il 15 maggio gli veniva offerto incenso, ed era usanza dei mercanti aspergere se stessi e le proprie merci con l’acqua che scaturiva da una fonte fuori porta Capena (aqua Mercurii).
Veniva rappresentato praticamente nudo, o ricoperto dalla clamide, recante nella mano destra una borsa di denari (crumena) e nella sinistra il caduceo nonché le ali ai piedi.

per completezza del racconto diamo anche visione alla sua controparte greca.

Ermete (in latino Mercurius, Mercurio), o Ermes, risulta essere figlio di Zeus e di Maia, una delle tante rappresentazioni della Madre Terra, e pare sia nato sul monte Cileno in Arcadia. La sua leggenda viene riportata da Apollodoro e da Aristofane. Veniva descritto come un giovane uomo con un elmo e sandali alati che impugnava un caduceo con due serpenti, a ricordo di quelli che un giorno si erano attaccati al suo bastone mentre cercava di dividerli.
In Ermes è riscontrabile la metafora dell’azione, della prassi, della capacità di concentrazione e attività. È probabile che originariamente si trattasse di una divinità di tipo fallico, di un “briccone divino” che stia a simboleggiare l’accoppiamento e il meccanismo della generazione.

La storia in definitiva è sempre la stessa, con il padre degli dei:Zeus si invaghì di Maia e la rese madre. Maia era figlia di Atlante e quando nacque il figlio lo portò sul monte Cileno e lo ricoprì con fasce e lo depose in un canestro istoriato. La Dea sperava di godersi l’infanzia del figlio, ma lui apparve subito diverso da tutti gli altri infanti: non appena posato nel canestro divenne subito un adolescente. La madre gli aveva appena voltato le spalle e si era assopita, che Ermes, già robusto e vitale, si diede alla fuga, allontanandosi della madre e dalle ninfe che gli facevano la guardia.
Fuggendo arrivò in Pieria. Lì erano custodite delle vacche di proprietà di Apollo, e il dio briccone le rubò e con uno stratagemma coprì la sua fuga. Quando Apollo scopì il furto promise una ricompensa a chiunque fornisse notizie sul furto. Intanto Ermes aveva nascosto le vacche in una grotta, sulle rive del fiume Alfeo, ed era tornato dalla madre, che ancora dormiva. venne scoperto come ladro della mandria di Apollo a causa del suo amore per la musica: Egli vide una tartaruga rovesciata e la prese. Quindi uccise alcune vacche della mandria e ne mise le interiora ad essiccare. Applicò alla corazza della tartaruga alcune corde ricavate della interiora inventando così la cetra. Toccò le corde con una scheggia e lo strumento emise suoni straordinari. Ermes prese a suonare dolcemente incantando la madre e dei satiri che risiedevano nella zona. Non appena questi videro la cetra capirono che era fatta con le interiora delle vacche rubate, perché in quella zona non esistevano mandrie. Pensarono di accusare il dio del furto, ma la ninfa che gli faceva da balia, Cillene, chiese come fosse possibile che un bambino così piccolo e ingenuo potesse commettere un furto così grave. I Satiri si convinsero e se ne andarono. Ma Apollo non si lasciò incantare, prese il bambino e lo portò da Zeus. Quest’ultimo, che amava Ermes per la sua furbizia e tenacia, allontanato Apollo con una scusa, invitò il bambino a dichiararsi innocente anche di fronte alle prove che lo incolpavano. Ma Apollo fu inflessibile e alla fine Ermes fu costretto a confessare, a chiedere perdono e restituire la mandria. Per placare l’ira del dio, Ermes ammise di aver ucciso alcune vacche, ma di averne sacrificato le carni in suo onore, e l’ira di Apollo si placò, inorgoglito per quel sacrificio.
Ermes lo condusse al nascondiglio secreto ed Apollo stupito dalle sue capacità, chiese di barattare la cetra con la mandria intera. Ermes accettò. Apollo stupito e divertito dall’abilità del giovane dio lo fece protettore dei mandriani, garantendogli l’autorità sulla divinazione con le pietre e donandogli il bastone (in greco kerykeion, in latino caduceus) come simbolo del suo potere. Ermete veniva stesso ritratto con un ariete sulle spalle ed era noto anche con il titolo di Nomios (pascolatore).
Ermes, privato del suo strumento musicale, si ingegnò per inventarne un altro; con una canna inventò il flauto, che risultò avere un suono più melodioso della stessa cetra. Apollo volle immediatamente possedere anche questo nuovo strumento e propose uno scambio a Ermes, che accettò lo scambio con un bastone d’oro che serviva per guidare le mandrie e chiese inoltre il segreto della divinazione. Apollo lo inviò dalle Trie, che erano state sue nutrici, per insegnargli a riconoscere gli avvenimenti futuri dall’analisi delle pietre ripetutamente gettate a terra.
Ermes chiese a Zeus di diventare il messaggero degli dei, ed questi lo rese protettore dei commercianti e dei viaggiatori, dei ladri e degli inventori. In regalo Zeus gli diede calzari dorati che gli permettessero di volare a qualunque velocità.
A questo punto Ermes volle riconciliarsi con Era poiché conosceva la sua crudeltà verso i figli di Zeus. Travestito da infante, si sedette sul suo grembo per farsi nutrire; in questo modo Era, consapevole o inconsapevole, divenne sua madre adottiva e si vide costretta a trattarlo con il riguardo dovuto a un figlio.

Le imprese di Ermes hanno tutte un carattere vitalistico. Il suo comportamento è fortemente immorale, disinteressato al problema etico, e porta, sin dalla nascita, lo scompiglio attraverso il furto e la menzogna. Lo riscatta la grande capacità fantastica. L’invenzione artistica rischiarata nella figura di Ermes ha una sua controparte buia. L’artista sembra quasi mischiarsi al peccatore o comunque all’immorale con lo spirito di conoscenza del mondo che è proprio del fanciullo.
La verga d’oro di cui il mito fa menzione, diverrà il simbolo di Ermes e spesso interpretata come simbolo della corrente sessuale. La verga d’oro viene considerata un simbolo della spina dorsale lungo la quale serpeggiano, come intrecciate, le due polarità fondamentali dell’espressione sessuale. Ed è forse alla luce di questa interpretazione che divenne anche il protettore delle puttane, rappresentanti della assoluta libertà sessuale e immoralità.

Per i suoi ottimi rapporti con Ade, Ermes viene considerato protettore della morte, nel suo ruolo di guida delle ombre alla dimora di Ade, e in questo simbolismo può essere confrontato col dio Anubi egiziano.
Ermes ebbe un gran numero di amori: tra le dee amò soprattutto Afrodite che gli generò Ermafrodito e Priapo. Dapprima la dea rifiutò la sua corte ma Zeus ebbe pietà di lui e mandò la sua aquila perché rubasse uno dei sandali d’oro della dea mentre si stava bagnando nel fiume Acheloo. Ermes si offrì di restituirle il sandalo in cambio dei suoi favori, e la dea accettò.
Con una ninfa o con la figlia di Driope, chiamata Penelope, generò Pan.

La figura di Ermes è la più esoterica nel panorama delle divinità greche proprio per il suo rapporto con la musica. La musica è sempre stata considerata di alto valore terapeutico in tutte le culture così dette primitive. Ermes, inventando la musica ed essendo il padrone del caduceo, si mostra come la divinità fondamentale del ritmo biologico e sessuale. L’interesse alla divinazione dimostrato da Ermes sarà una delle ragioni del suo culto esoterico.

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